Milano | Porta Venezia - La casa più stramba in città: Palazzo Fidia - Urbanfile Blog

2022-09-03 04:11:19 By : Mr. Steel Saky

02 Set, 2022 Roberto Arsuffi Architettura, Milano, Storia 6

Palazzo Serbelloni, dimora lussuosa del 1770 e ideata da Simone Cantoni è caratterizzata dal bel timpano neoclassico che domina un lato del nobile Corso Venezia. Sul retro il grande palazzo neoclassico si affacciava, come molti altri della zona, su un vasto giardino privato che si estendeva sino quasi ai bastioni. Vera delizia per i padroni di casa e i loro ricchi e nobili ospiti, era una vera oasi ricca di grandiosi alberi di varie essenze, vialetti, boschetti e tutto ciò che poteva servire per allietare feste e ricevimenti. Nel palazzo soggiornò persino Napoleone nel 1796, dopo essere entrato vittorioso in città con le sue truppe, e possiamo immaginarlo passeggiare lungo vialetti ombrosi, in un momento di riposo o durante un colloquio con il padrone di casa o con qualche suo generale.

Ebbene la città di fine Ottocento in forte crescita ed espansione, necessitava di nuove costruzioni e con i costi dei terreni lievitati a dismisura, parve sicuramente una buona idea ai padroni di casa che a quell’epoca erano divenuti i Sola-Busca, sacrificare un po’ di verde per monetizzare e consentire l’erezione di nuovi edifici. Nel 1890 iniziò così a sparire una parte di giardino, per lasciare il posto all’Istituto dei ciechi.

La più vasta lottizzazione si ebbe però agli inizi del Novecento (tra il 1907 e il 1926), quando il giardino venne ulteriormente sacrificato per l’apertura delle vie Serbelloni, Mozart ed infine Melegari.

Su tale vasto spazio ritenuto edificabile, si innestò il Piano di lottizzazione firmato dall’architetto mantovano Aldo Andreani, che nel corso di alcuni anni progettò gli edifici che oggi si affacciano sulle vie menzionate.

Forse il più curioso fra essi, in stile eclettico caratterizzato dall’uso di materiali tipici della zona, il mattone e il ceppo, è palazzo Fidia completato nel 1929, che si colloca all’angolo tra via Mozart e via Melegari (ingresso civico 2).

Palazzo Fidia, di sicuro rappresenta la massima vena artistica dell’architetto mantovano Aldo Andreani per le sue forme ardite e molto scenografiche.

L’edificio occupa un vertice dell’isolato triangolare, rivelando nella sagoma le connessioni con gli altri fabbricati che costituiscono parte dell’originario piano di edificazione dell’area e occupano lo stesso isolato. 

Le facciate presentano una notevole caratterizzazione, espressione della creatività originale dell’architetto nella sorprendente composizione di superfici arretrate e di aggetti, di finestre di ogni foggia immaginabile e di bovindo tondi, di cornici e cornicioni, ghiere e dentellature.

Le superfici sono rivestite con tipici materiali lombardi, il mattone rosso, soprattutto, posato con differenti tessiture, ed il ceppo nelle varietà cromatiche disponibili, ai quali sono aggiunte intense colorazioni con la pittura delle parti intonacate.

Emergono un po’ ovunque archetti e archi a vento, nicchie e pensiline, timpani e balaustre, pigne e pinnacoli; appena un po’ di quiete soltanto verso l’interno del lotto, dove la facciata dell’edificio si fa concava.

Il vertice del palazzo coincide con il monumentale portale d’ingresso, incorniciato e preceduto da una scalea mistilinea. L’atrio rivela la notevole cura dei dettagli, sia nella scelta dei marmi, che nella composizione degli intarsi a pavimento e delle nicchie a parete; fa bella mostra di sé il pregevole scalone in marmo dalle sinuose linee elicoidali.

Sebbene non completato e modificato leggermente nel corso del tempo, mantiene ancora il fascino della sua epoca.

Palazzo Fidia non è il solo edificio a rappresentare l’eclettismo in città, certo la mescolanza di forme, materiali e richiami stilistici ne fanno un esempio di originalità ed estro artistico in netto contrasto con la cultura del tempo.

Il coraggio dimostrato dal progettista si rivela anche attraverso la lettura delle indicazioni espressamente formulate dalle autorità preposte all’esame del progetto: le modalità di intervento per lo sfruttamento edilizio delle aree avrebbero dovuto assicurare con la massima sobrietà di linea e di colore l’armonia con il palazzo Serbelloni e con l’ambiente del giardino.

Pensato per ospitare appartamenti d’affitto da destinare alla borghesia milanese, il progetto venne da subito ideato con una autorimessa al piano interrato, dove possono trovare riparo ben 6 autovetture.

Naturalmente l’edificio all’epoca venne accolto non particolarmente bene da molti critici, che ne considerano l’eccezionale architettura: chi una sarabanda sfrenata; chi un jazz architettonico; chi un sonoro ceffone a tutti i bigotti della tradizione; ma anche il riflesso di un artista a tutto tondo; che diventa autore di esperimenti architettonici d’un pittoresco e d’un impensato veramente sconcertanti.

Oggi Palazzo Fidia è una meraviglia da ammirare e una stupenda composizione artistica di un architetto che ha osato uscire dagli schemi.

Info: Lombardia Beni Culturali; “Le Strade di Milano”, Newton Peridici 1991; StoriadiMilano.it;

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Milanese doc. Appassionato di architettura, urbanistica e arte. Nel 2008, insieme ad altri appassionati di architettura e temi urbani, fonda Urbanfile una sorta di archivio architettonico basato sul contributo del web e che in pochissimo tempo ha saputo ritagliarsi un certo interesse tra i media e le istituzioni. Con l’affermarsi dei Social Network, che richiedono sempre una maggiore velocità di aggiornamento, Urbanfile è stato affiancato da un blog che giornalmente segue la vita di Milano e di altre città italiane raccontandone pregi, difetti e aggiungendo di tanto in tanto alcuni spunti di proposta e riflessione.

Le vigliato tutte strambe così. ❤️ Facciamo a scambio con le palazzine anni 70 coperte da piastrelle marroni?

La nuova idea stile architettonico dovrebbe venire dalla politica o da leggi regionali che tutelano il paesaggio. Sicuramente lo straniero che investe qui non se ne può fregare se costruisce bello o brutto, vede solo il fatturato. Questo è chiaro!

L’esempio massimo lo troviamo a Parigi tantissimi investitori hanno speso in città per business ma la città ha il suo stile intoccabile con regole rigidissime, ma questa è un’altra storia!

In via Mozart ci sono bellissimi edifici, Allargare i marciapiedi la renderebbe ancora più chic. È una via assolutamente da valorizzare visto il pregio dei palazzi che fanno da contorno!

Possiamo affermare che da questi anni li, Milano non ha curato con stile i suoi edifici. Per la fame di costruire il nuovo abbiamo sventrato il vecchio per il nuovo. Un nuovo, costruito di fretta e male. (Secondo me) A partire dal dopo guerra. ( San Babila, corso Europa, piazza Diaz)

Il problema che dopo tanti anni non Siamo riusciti a trovare un nuovo stile architettonico e quindi stiamo costruendo brutto su brutto!

Tutte le nuove costruzioni, vengono su troppo velocemente, per la fame di far soldi senza riflettere ma soprattutto senza chiedersi che direzione vogliamo prendere ?

Si fanno confronti un po’ alla carlona . Milano si è dato un stile macedonia . Tutto è ben centri-fugato . Ma solo in centro . È uno stile come altri una scelta forse . Anzi Milano non vuole imporre nulla , non è proprio una scelta da quello che capisco. E lascia libertà stilistica a tutti . Soprattutto ai mediocri di questi tempi mediocri. Una volta non era così. Lo stile era stile non una iattura . Lo sforzo migliore oggi va in operazioni finanziarie di massimizzazioni dell’investimento . Di cosa vuoi parlare con questi finanzieri ? di , estetica del bello ? Di arte ? Di architettura, …di storia ? Seh ti ridono in faccia! Questa città ha scelto di svalutarsi in termini di identità non in termini immobiliari . Ma affari e cultura possono convivere ancora ed è stupido ostinarsi a non capirlo !

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