Come venivano realizzati i bronzetti nuragici?

2022-09-17 05:42:44 By : Ms. Swing Chan

Lo sapevate? Come venivano realizzati i bronzetti nuragici?

I bronzetti nuragici sono statue miniaturistiche in bronzo tipiche della civiltà nuragica sarda. Furono realizzate tra la fase finale dell’età del Bronzo e l’età del Ferro e la loro funzione era quella di ex voto: rappresentano una magnifica testimonianza dell’antica civiltà isolana e rappresentano una delle poche attestazioni sicure di come si svolgesse la vita circa tremila anni fa.

Durante gli scavi archeologici sono stati ritrovati più di cinquecento bronzetti, soprattutto nei luoghi di sepoltura e di culto come tombe dei giganti, santuari, pozzi sacri e templi, nonché nei villaggi e nei nuraghi.

I bronzetti rappresentano la forma d’arte più nota tra quelle prodotte dalla cultura nuragica.

Ma come sono state prodotte queste piccole e antiche opere d’arte? I bronzetti sono stati realizzati con la tecnica della cera persa. Tale tecnica prevedeva, in una prima fase, la realizzazione in cera del modello di oggetto che si intendeva realizzare in metallo; in una seconda fase si rivestiva l’oggetto in cera con argilla refrattaria; nella fase finale si versava il bronzo fuso al posto della cera.

Queste statuine, create (si ritiene) con funzione di ex voto, raffigurano una vasta gamma di personaggi: arcieri, opliti, pugilatori, lottatori, varie figure femminili, vari tipi di animali, numerosi oggetti legati alla vita quotidiana, modellini di nuraghe, navicelle e altro ancora. Si tratta per noi di una preziosa fonte iconografica, capace di restituirci uno spaccato molto efficace e suggestivo del mondo nuragico.

Se, come si è detto, non sembra esservi dubbio tra gli studiosi sull’attribuzione della già citata funzione di ex voto a questa categoria di oggetti, non del tutto chiaro appare la loro cronologia (oscillante, a seconda delle opinioni, tra la fine del Bronzo finale e la piena Età del Ferro).

I bronzetti misurano da pochi centimetri fino a 35-40 cm e ritraggono persone di varie classi sociali, guerrieri, capi tribù, divinità, animali ma anche oggetti della vita quotidiana delle popolazioni protosarde come vasi, armi in miniatura e carri o modelli di nuraghe. I soggetti rappresentati sono importanti anche per le implicazioni culturali che ne scaturiscono. Per esempio le rappresentazioni di cane col collare, carro a due ruote, vagonetto a quattro ruote con coperchio o l’arciere che cavalca in piedi.

Tra le statuette spiccano per quantità e per raffinatezza le navi (le cosiddette navicelle nuragiche), che formano il più grande numero di copie in scala di vere e proprie barche antiche, sia in confronto alle popolazioni della stessa epoca che degli altri periodi, a dimostrazione della grande familiarità delle popolazioni nuragiche con il mare e la navigazione.

Le più belle collezioni si possono ammirare nel Museo archeologico nazionale di Cagliari, nel museo nazionale archeologico ed etnografico G. A. Sanna di Sassari, e nei musei di Nuoro e Oristano oltre che nei musei locali dove si trovano i principali siti archeologici dell’Isola.

Numerosi esemplari sono stati ceduti al tempo degli scavi a collezioni private e a musei italiani ed esteri e si trovano in città quali Torino, Roma (museo nazionale preistorico etnografico Luigi Pigorini, museo nazionale etrusco di Villa Giulia), Firenze, Crotone (museo archeologico nazionale di Crotone), Londra (British Museum), New York e Los Angeles (Getty Museum). Al momento non è stato ancora effettuato un censimento delle opere degli antichi sardi presenti nei musei esteri.

Diversi sono anche i casi di bronzi sardi messi all’asta da famose case come Sotheby’s o Christie’s. Molti altri bronzetti purtroppo sono stati venduti nel mercato nero dei reperti archeologici.

Esiste un mercato della storia e del valore della cultura e di un popolo, esistono anche per questo quotazioni e case d’aste internazionali e le quotazioni della storia archeologica, culturale ed artistica dell’isola non fanno sorridere.

Qualche anno fa la base d’asta era 30000-40000 euro, prezzo che già allora era evidentemente bassissimo, nonostante ciò il costo della storia isolana è ulteriormente in calo e se una cultura la si valuta in base al proprio valore di mercato non c’è proprio da stare sereni.

Oggettivamente piuttosto che essere svendute altrove i frutti della storia e della cultura isolana andrebbero tutelati in loco. La tristezza di fondo è quella di constatare come il prezzo sia irrisorio rispetto al loro valore artistico e culturale.

L’Italia dichiarò guerra alla Turchia il 29 settembre del 1911, aprendo un conflitto per la conquista della Libia, allora sotto la dominazione di Istanbul. La nazione africana all’epoca era divisa in tre aree culturali: la Tripolitania, la Cirenaica e il Fezzan. L’avanzata dell’esercito italiano fu rapida e le prime due zone furono occupate ai primi di novembre. Al contrario, nel Fezzani soldati trovarono l’aspra resistenza dei turchi e della popolazione indigena.

Così il Comando del Corpo di Spedizione in Libia richiese l’invio di cani adatti per le operazioni militari, questo anche per difendersi dalle continue incursioni negli avamposti militari italiani dalle formazioni nemiche.

Al Comando di Stato Maggiore di Roma venne suggerito l’impiego dei cani sardi, che definì nella nota di richiesta di autorizzazione indirizzata al Ministero di Guerra: “cani da pastore, che vengono impiegati nell’Isola sia come cani da guardia per greggi, sia per la caccia grossa. Sono cani mastini di razza speciale, intelligentissimi da fiuto finissimo”.

Sempre nel documento venne indicato di assoldare un centinaio di questi cani tramite i soldati richiamati dalle zone della Gallura, Nuorese, Ogliastra e Lugudoro. Infatti i militari avrebbero dovuto fare ritorno in licenza in famiglia, e per conto del Comando Militare di Cagliari acquistare ad un prezzo convenuto dai quattro ai sei esemplari canini nel proprio paese d’origine.

Non a caso furono scelte queste zone: visto il tipo di economia agropastorale, era più facile reperire la tipologia di cane richiesto.

Una volta ottenuta l’autorizzazione da parte del Ministero della Guerra, venne così formato il gruppo dei cento cani della Sardegna costituito per gran parte da esemplari tigrati dal pelo irto e per la parte restante da cani da caccia. Avevano un’età compresa dai due ai tre anni, ma con qualche esemplare più anziano in ottime condizioni dall’indole particolarmente feroce.

Così i cento cani e i soldati incaricati di accompagnarli partirono da Cagliari il 30 Dicembre 1911, giungendo a Napoli il giorno successivo e approdando in seguito in Libia. Qui gli esemplari canini vennero divisi in quattro unità: una trentina a Bengasi, una ventina a Coms, lo stesso numero a Derna, e i restanti a Tripoli.

La guerra italo-turca terminò il 18 ottobre 1912, ma i contrasti con la popolazione libica continuarono durante l’occupazione italiana della regione africana.

I militari, reduci del conflitto in Libia, hanno sempre parlato elogiando i cani sardi, così come testimoniano positivamente i dispacci dell’esercito italiano dell’epoca.

Molti soldati sardi ritornati nell’Isola dalla Libia non parlavano del conflitto e delle vicende dei cani, utilizzati per guardia da campo, ma anche mandati in avanscoperta o stanare il nemico.

Risultavano molto importanti per sventare le imboscate, ma in alcuni casi venivano utilizzati senza scrupolo per trasportare esplosivi nelle linee nemiche o trucidare ribelli indigeni.

Ufficialmente risulterebbe che questi cani non siano mai ritornati nell’Isola una volta finita la guerra, ma questa verità sarebbe sconfessata da documenti e fotografie di soldati rientrati con i fidi compagni o i cuccioli di questi.

La maggior parte degli esemplari sarebbe rimasta in Libia, oltre ai tanti periti in battaglia, diversi sarebbero abbattuti perché diventati molto pericolosi per l’uomo.

Altri sarebbero stati lasciati liberi, come successo in altre colonie dopo l’abbandono o la perdita dell’Italia di queste terre, andando a formare dei branchi di cani randagi temuti dai villaggi.

I cani utilizzati in questa guerra, analizzando le descrizioni e il materiale fotografico, sembrerebbero esemplari del tutto similari ai cani autoctoni sardi, discendenti dal Dogo Sardesco.

A noi sono arrivati i nomi di tre cani che si distinsero nel conflitto, salvando la vita a tanti militari italiani: Leone, Fide cun Nemo e Astula. Quest’ultimo potrebbe aver ispirato lo scrittore di Seui Filiberto Farci per il racconto “Astula, il mastino Fonnese”, contenuto nel suo libro “Racconti di Sardegna”. Il brano racconta la vicenda di un pastore e del suo cane nella guerra in Libia.  Per chi volesse leggere i documenti e approfondire l’argomento consigliamo il bellissimo libro di Roberto Balia: “Canis Gherradoris”. Una ricerca storica e ricca di documenti inediti sulle razze autoctone sarde, che illustra tra le tante anche questa vicenda.

Venerdì 16 settembre alle 20.30 (turno A) e sabato 17 settembre alle 19 (turno B) è in programma, dopo la pausa estiva, il decimo appuntamento della Stagione concertistica 2022 del…

Durante questi caldi mesi estivi, la sera è il momento migliore per addentrarsi nella città di Cagliari. Quando la temperatura inizia a diventare più fresca bar e ristoranti accolgono i…

Spaghetti bottarga, datterini e fiori di zucca, mare e Campidano: un piatto veloce e molto saporito. Cagliari e la sua pianura, mare e campagna uniti in una pietanza semplicissima che,…

  Carissime e carissimi Vistaners, quello che leggerete di seguito è vietatissimo ai minori. E non per ragioni morali ma per mera furbizia. Quindi se sei minorenne non leggere questo…

Lo sapevate? Sino al 1963 in via Garibaldi a Cagliari c'era l'ultima porta medievale di Villanova: fu abbattuta nel 1963. Anche il quartiere di Villanova come Castello, Stampace e Marina…

La foto di oggi è stata scattata da Mario Marcis al Poetto di Cagliari. Invia anche tu le foto della tua città inviandole alla mail redazione@vistanet.it ( indicando il nome…

Ecco quello che genera l'indifferenza. Perché per ridursi in quelle condizioni non ci vogliono 2 ma neanche 5 giorni: quanto tempo avrà passato questa povera cagnetta buttata in un angolo…

Venerdì 16 settembre alle 20.30 (turno A) e sabato 17 settembre alle 19 (turno B) è in programma, dopo la pausa estiva, il decimo appuntamento della Stagione concertistica 2022 del…

Durante questi caldi mesi estivi, la sera è il momento migliore per addentrarsi nella città di Cagliari. Quando la temperatura inizia a diventare più fresca bar e ristoranti accolgono i…

Spaghetti bottarga, datterini e fiori di zucca, mare e Campidano: un piatto veloce e molto saporito. Cagliari e la sua pianura, mare e campagna uniti in una pietanza semplicissima che,…

Lo sapevate? Sino al 1963 in via Garibaldi a Cagliari c'era l'ultima porta medievale di Villanova: fu abbattuta nel 1963. Anche il quartiere di Villanova come Castello, Stampace e Marina…

La foto di oggi è stata scattata da Mario Marcis al Poetto di Cagliari. Invia anche tu le foto della tua città inviandole alla mail redazione@vistanet.it ( indicando il nome…

Ecco quello che genera l'indifferenza. Perché per ridursi in quelle condizioni non ci vogliono 2 ma neanche 5 giorni: quanto tempo avrà passato questa povera cagnetta buttata in un angolo…