Nel cuore del fronte, dall’inespugnabile Malga Zures ai luoghi in cui combatté la legione cecoslovacca - il Dolomiti

2022-09-10 06:23:56 By : Mr. Jimmy Lai

Le alture sopra Nago ospitano un itinerario pieno di storia. Dalla difesa tenace dei soldati austriaci a Malga Zures alla battaglia che vide impegnata la Legione cecoslovacca negli ultimi mesi della guerra, l’escursione si muove fra ruderi di baracche, trincee e cimiteri, in un saliscendi fra i boschi del Baldo. Continua, spostandosi sull’Alto Garda, la rubrica “Camminando nella Grande Guerra”

NAGO. Nel cuore del fronte, fra luoghi che videro aspramente combattersi austriaci e italiani, Malga Zures e il Dosso Alto di Nago testimoniano con caverne, ruderi di baracche e numerose lapidi il tragico passaggio della Grande Guerra. In un itinerario non facilissimo è così possibile immergersi in un teatro del conflitto particolarmente conteso, posto in una zona d’interesse strategico. La difesa imperiale alle pendici del Monte Altissimo, passato sotto controllo italiano nei primi mesi di guerra (QUI un approfondimento), impedì infatti la discesa del Regio esercito a Riva del Garda.

I luoghi del percorso che da Malga Zures parte e ritorna, in un anello fra i boschi del Baldo, furono al centro di violente azioni, di continui rivolgimenti e di una difesa strenua da parte dell’Imperial-regio esercito austro-ungarico. Due in particolare furono gli eventi che segnarono a fuoco la storia di questo settore: la battaglia del 30 dicembre 1915 e quella del 21 settembre 1918, alla testa e alla coda di una guerra che vide italiani e imperiali, in questo tratto di fronte, scontrarsi in sanguinosi – quanto per lo più infruttuosi – combattimenti.

Prima di calarci nell’itinerario e nel contesto storico che lo caratterizza, è bene però fare delle precisazioni tecniche – come abitudine della rubrica “Camminando nella Grande Guerra” (QUI l'articolo), alla scoperta degli itinerari della Grande Guerra in Trentino in compagnia del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto. Diverse sono infatti le opzioni di inizio percorso che si pongono di fronte all’escursionista.

Partendo dall’abitato di Nago (222 metri di quota), meravigliosa terrazza sul Garda, l’itinerario acquista decisamente più dislivello. Una strada asfaltata arriva infatti dal paese, attraversando vigne e oliveti e arrampicandosi per oltre 450 metri fino a Malga Zures (685 metri di quota), punto di partenza del percorso. La vista merita tutta la fatica: da una parte si stagliano infatti le pareti delle Navesele e del Segròm, dall’altra il lago e la Busa, fino alla Rocca di Arco. La possibilità di parcheggiare lungo la strada, nondimeno, permette di risparmiarsi un tratto di salita.

Percorribile tutto l’anno, il percorso non è però privo di difficoltà. Dal Dosso Alto di Nago (703 metri), infatti, il sentiero intraprende erte discese e salite. Sono circa 300 i metri di dislivello che da Malga Zures riportano, dopo un giro ad anello, a questo caposaldo inespugnabile della difesa austriaca sul Baldo. I tempi di percorrenza di tutto l’itinerario variano dunque a seconda del punto di partenza (partendo da Nago, l’intero itinerario è percorribile in 4-5 ore).

La strada che sale verso Malga Zures porta ancora delle testimonianze del conflitto, fra ruderi di costruzioni militari affacciate sul lago. Come detto, la vicenda di Malga Zures si caratterizza per un episodio: l’attacco italiano del 30-31 dicembre del 1915, concluso con la tenace resistenza nemica. Rimasta in mano austriaca, questa posizione rappresenterà un punto chiave per la difesa dell’Alto Garda.

Stanziati già dai mesi precedenti sul Doss Casina – dove nell’ottobre avevano combattuto anche numerosi futuristi del Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti – sul Doss Remit e sul Doss Alto, gli italiani sbatterono così contro una posizione via via sempre più fortificata. Qui, accanto a una malga privata (Malga Zures, appunto) e a delle lapidi di volontari trentini che combatterono nel Regio esercito, comincia il percorso lungo il segnavia 601B.

Un sentiero lastricato inaugura il tracciato che si dirige verso i ruderi di Sasso Sega (765 metri), località nota in zona come Sportèl. Postazione italiana più avanzata verso Malga Zures, anch’essa rimase salda nelle mani di uno dei due contendenti, questa volta gli italiani. Punto finale di una lunga galleria dotata di feritoie per sparare e collegata a Dosso Alto, presenta una serie di costruzioni militari diroccate e una lapide dedicata agli Alpini del Battaglione Monviso.

Scendendo verso sinistra si raggiunge invece, lungo un sentiero trincerato, il Dosso Alto; qui si trovano delle lapidi e un ricordo della Legione cecoslovacca, impegnata nella fase finale della guerra in duri scontri con l’esercito austro-ungarico, deciso a riconquistare la posizione. L’altura, conquistata dal Regio esercito nel dicembre 1915 e fortificata con una lunga galleria, ospitava un cannone da montagna, una postazione per mitragliatrice e un osservatorio. Da qui, infatti, si poteva tener d’occhio il lago di Loppio e le posizioni austriache, dall’altra parte della valle.

Nel corso della guerra, Dosso Alto passò più volte di mano. Il 15 giugno 1918 venne riconquistato dagli austriaci, che poi lo persero il 3 agosto quando i reparti d’assalto italiani, calandosi dal pozzo di areazione, sorpresero e fecero prigioniera la guarnigione che presidiava la galleria. Difesa dalla Legione cecoslovacca, fondata nel marzo di quell’anno dal generale Milan Ratislav Štefánik e integrata nell’esercito italiano a partire dal 21 aprile, questa posizione fu attaccata con forza nella prima mattina del 21 settembre.

Grazie a una strenua difesa, specialmente nella vicina Caverna Rossi (707 metri di quota), e al supporto dell’artiglieria, il Dosso Alto rimase in mano italiana. Da qui, proseguendo lungo il sentiero 601B, si scende fino a Bordina Bassa (697 metri), per poi risalire con una salita molto erta fino alla Sella Doss della Zocca (770 metri). Giunti, dopo un altro impegnativo tratto in salita, all’ex cimitero di guerra (825 metri), dedicato ai caduti alpini, si ridiscende verso il Sasso Sega e Malga Zures.